Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI)

“Il cibo come anestetico”

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (chiamato dall’anglosassoni “binge eating disorders” BED) è una vera e propria malattia sociale, che interessa un numero sempre maggiore di persone, anche in fascia pediatrica e adolescenziale.
Il DAI è caratterizzato da ricorrenti ingestioni di grandi quantità di cibo scelto con cura, con conseguente sensazione di perdita del controllo, di non riuscire a smettere di mangiare, ed assenza di condotte compensatorie successive. La ripetizione di tale comportamento con le medesime modalità determina lo sviluppo di una graduale dipendenza ed un conseguente significativo aumento ponderale.
La maggior parte dei soggetti con DAI è sovrappeso od obeso ed esiste una forte associazione tra questo disturbo e obesità. Il DAI è associato a insorgenza precoce di obesità, a frequenti episodi di fluttuazione di peso, a numerosi episodi di dieta e a un’elevata familiarità per l’obesità. I soggetti con DAI, rispetto ai soggetti in sovrappeso od obesi senza questo disturbo, mostrano un’alimentazione caotica con un elevato introito di cibo sia ai pasti che fuori pasto.
Ciò implica anche che a differenza della bulimia nervosa, in cui i pazienti sono generalmente normopeso, i soggetti con DAI si rivolgono a centri specializzati per la cura dell’obesità e non dei disturbi dell’alimentazione.
Attraverso lo studio ed il monitoraggio di persone con problemi di DAI è possibile connotare una tendenza ad utilizzare l’adipe come una sorta di barriera posta a protezione dalle emozioni e dalle relazioni. Per una persona, quindi, che già percepisce difficoltà relazionali ed emozionali o manifesta i primi sintomi di patologie psichiche, il cibo diventa un anestetico al disagio di vivere, una soluzione magica seppur parziale delle difficoltà. In realtà questa soluzione illusoria porta la persona ad isolarsi sempre più: l’aumento di peso influisce negativamente sull’autostima, innescando reazioni depressive che, a loro volta, portano ad un sempre maggior ricorso al cibo.
E’ difficile per le persone che soffrono di DAI poter chiedere aiuto: spesso si fraintende il disturbo come golosità smodata o debolezza. C’è vergogna, si ha paura della derisione sociale. Si ricorre più facilmente ad interventi sul corpo – come il bendaggio gastrico – , che si dimostrano ben poco risolutivi del problema.

In chi soffre di questo disturbo insorgono gravi danni alla salute quali patologie cardiocircolatorie e malattie metaboliche come il diabete. Possono essere seriamente compromesse anche la capacità di memorizzazione e concentrazione.