Obesità

“Il mangiare emotivo”

L’ obesità non rientra specificamente nei disturbi alimentari fin qui esposti, ma è così difficile segnare una divisione netta fra loro che spesso si parla di obesità psicogena.
E’ una malattia cronica caratterizzata da un accumulo eccessivo di grasso nel tessuto adiposo, tale da causare gravi rischi per la salute.
L’ obesità è una vera e propria malattia sociale, cresciuta in maniera esponenziale in tutti i Paesi occidentali, e riguarda un numero sempre maggiore di persone di ogni età, e sempre più bambini al punto che l’OMS ha coniato il termine “Epidemia globale dell’obesità”.
Nel sovrappeso e nell’obesità le emozioni giocano un ruolo determinante. Il rapporto con il cibo è mediato dagli stati d’animo ed assume un significato particolare secondo la storia personale.
Per le persone obese o in sovrappeso il cibo svolge una funzione di attenuazione delle emozioni negative, come ansia, depressione, noia, rabbia, insoddisfazione, producendo un allentamento della tensione o dell’ansia.
Le persone obese o in sovrappeso spesso confondono le emozioni e le sensazioni con la fame. Il cibo può rappresentare il metodo più facile per riempire un vuoto affettivo, o un modo per rendere sopportabili situazioni difficili, o può assumere un ruolo ansiolitico o di auto gratificazione. Mangiare diventa un metodo per “gestire” le proprie emozioni, per confondere sensazioni che sono altre dalla fame (sonno, agitazione, noia) perlomeno per un breve periodo di tempo, con il risultato, ovviamente, di ingrassare e sviluppare conseguenti sensi di colpa, riduzione dell’autostima, vergogna e disagio, fino alla repulsione per il proprio corpo in un circolo vizioso continuo che provocherà sofferenze così importanti da costituire un ostacolo serio alle relazioni sociali, sentimentali e lavorative.
Questo disturbo si associa spesso a gravi danni della salute quali malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 o diabete mellito non insulino-dipendente (NIDDM), tumori, calcoli biliari, artrosi, complicanze respiratorie, ictus (infarto cerebrale), problemi di fertilità e complicanze in gravidanza.